Su van Gogh sono stati scritti tanti libri, girati tanti film, curate tante mostre, anche multimediali che hanno riscosso un grandissimo successo. Forse qualcuno potrà averne fin sopra i capelli di tutto questo “marketing” forzato sulla figura del pittore olandese, ma questa volta non è così. “Loving Vincent”, il film d’animazione della “Nexo Digital”, fino ad oggi nelle sale cinematografiche (ha avuto solo tre giorni di programmazione 16-17-18 ottobre), ha già fatto incassare 251mila euro (cifra che potrebbe tranquillamente aumentare e raggiungere il mezzo milione di euro). A cosa è dovuto tutto questo successo? Al modo in cui è stato girato il film e alle tecniche innovative che sono state in grado di catturare il pubblico (amante e non dell’arte) già soltanto dal trailer. Infatti “Loving Vincent” è stato interamente dipinto da più di cento artisti. Le scene a colori sono così il susseguirsi delle varie tele degli artisti e le scene in bianco e nero (i flashback) sono state girate con attori veri e poi rese vicine al suo stile al computer. L’impegno ha ampiamente ripagato! Infatti il film era inizialmente nato come un cortometraggio finanziato con crowdfunding, poi è diventato quasi un “kolossal”.
La storia inizia un anno dopo la morte di Vincent (avvenuta il 29 luglio 1890) quando il figlio del postino Joseph Roulin (che recapitava tutte le lettere di Vincent a Theo) viene incaricato proprio dal padre di consegnare l’ultima lettera che van Gogh aveva scritto al fratello. Inizierà così il suo viaggio, prima a Parigi dove incontra Pere Tanguy, che vendeva i colori a Vincent quando soggiornò nella capitale francese, per arrivare al piccolo villaggio di Auvers-sur-Oise dove il pittore olandese passò gli ultimi anni della sua vita dopo essere stato curato in manicomio. A questo punto il film prende le sembianze di un appassionante giallo, perché Armand (è il nome del figlio del postino) si trasforma quasi in un detective interrogando le persone che per un motivo o per l’altro hanno fatto parte della vita di Vincent. Si arriverà anche a mettere in dubbio il suo suicidio (ricordiamo che si è sparato un colpo di pistola allo stomaco, morendo agonizzante due giorni dopo), perché sembrava strano si fosse sparato allo stomaco se voleva farla finita. Forse un omicidio? O un incidente trasformatosi in tragedia? Armand avrà anche un colloquio con il dottor Gachet che aveva seguito Vincent in tutta la sua cura per uscire dalla depressione. Con lui, circa due settimane prima della morte, aveva avuto una violenta discussione. Forse è stato l’imput che ha fatto scattare l’idea del suicidio. Sta di fatto che Vincent non è stato aiutato. La ferita che aveva allo stomaco, poteva essere tranquillamente curata. Si sarebbe potuto estrarre il proiettile e proceduto alle medicazioni e prescrizioni mediche, ma nessuno fece nulla. Anche il dottor Gachet quando giunse al suo capezzale, non disse nulla, forse colpito dall’accaduto di cui probabilmente si sentiva in parte colpevole. Probabilmente nessuno se la sentiva di curare un povero matto (come lo considerava la maggior parte) e ha preferito lasciarlo morire per evitare problemi. Purtroppo Theo non lesse mai la lettera, perché già morto in quel periodo (se ne andò otto mesi dopo Vincent malato di sifilide) e giunse così nella mani della moglie Johanna Bonger. Sarà lei a mettere insieme e pubblicare tutte le lettere che Vincent e Theo si scambiarono dall’agosto 1872 (il primo volume sarà pubblicato nel 1914) e sarà sempre lei a far crescere la fama e la reputazione di Vincent, donando le sue opere per varie mostre.
Oggi tutti conosciamo la fama che Vincent van Gogh ha in tutto il mondo. I suoi quadri sono icone nel mondo dell’arte e il suo stile pittorico ha dato origine all’espressionismo. Speriamo che la fama che è riuscito a raggiungere oggi, possa colmare il vuoto che ha dovuto patire in vita. Chissà come si sentirebbe oggi ad essere così acclamato e inneggiato da tutti! Sicuramente sarebbe una grande soddisfazione e forse la sua vita non sarebbe stata così breve.
Cominciò a dipingere all’età di ventotto anni e fino alla morte (1890) realizzò più di 800 dipinti. Erano trascorsi solo dieci anni ma la quantità di tele e disegni lasciati è strabiliante.
Il film lo consiglio vivamente, sembra infatti di entrare dentro i suoi quadri, di far parte della sua vita e di capire la sua persona. L’idea inoltre di renderlo quasi un “cartone animato”, è qualcosa di totalmente innovativo. Cattura fin dal primo minuto.