Al Chiostro del Bramante è in corso una nuova mostra dal titolo “ENJOY. L’arte incontra il divertimento” a cura di Danilo Eccher. Dopo il successo di LOVE (tra l’autunno del 2016 e l’inverno 2017), una nuova esposizione “interattiva” è stata proposta al pubblico. Il successo è stato clamoroso (lo testimoniano le attese anche di due ore per entrare) e continuerà ad esserlo fino alla sua chiusura (il 25 febbraio 2018). La location è bellissima. Il chiostro realizzato dall’architetto Donato Bramante con la sua annessa chiesa di Santa Maria della Pace danno un tocco suggestivo al tutto. Per chi non lo sapesse, il chiostro è stato costruito per volontà del cardinale Oliviero Carafa (di cui riecheggia il nome nella scritta dedicatoria lungo l’architrave) intorno al 1500. Bramante veniva da Milano e a Roma era l’architetto più in voga del tempo, acerrimo rivale di Michelangelo Buonarroti per quanto riguarda la ricostruzione della basilica di San Pietro. Il chiostro ha impianto quadrangolare, con quattro archi per lato su due ordini, con pilastri ionici al piano terra e compositi al primo. Le lunette nel portico al piano terreno presentano affreschi con le storie di Maria.
L’idea della mostra è quella di un’arte esperibile da tutti. Un’arte che deve essere toccata, vissuta a pieno dal pubblico che la ammira. La concezione non è molto dissimile da quella “predicata” dall’arte povera negli anni Settanta del Novecento, dalla Minimal Art e dal “Gruppo T”. Possiamo dire che è da questo momento storico che l’arte inizia ad essere toccata ed esperita dalle persone. L’opera diventa tale solo se vissuta. Non basta più solo ammirare, magari da lontano, un affresco o un dipinto che, proprio per la loro fragilità, dovevano essere preservati. E in questa mostra, ogni opera (o quasi) ha questa idea di fondo.
Mi soffermerò sulle opere che mi hanno maggiormente colpito per originalità e spirito di coinvolgimento.
La prima di cui voglio parlare è l’installazione presente all’entrata, proprio nel chiostro. Un bellissimo pavimento di legno emulsionato, dipinto con dei fiori dall’artista Michael Lin e il suo studio in collaborazione con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma e Rufa Academy. L’ambiente è davvero grande, immerge completamente il chiostro di Bramante e lo ricostruisce idealmente. L’idea è quella di un giardino pieno di fiori, le cui trame sono state riprese dalle stoffe taiwanesi, con cui Lin dichiara la sua identità. L’idea dell’artista è quella di farci ragionare sugli spazi istituzionali che trasforma in luoghi di incontro e condivisione.
“Changing Rooms” è opera di Leandro Erling, artista argentino che nella sua arte utilizza elementi architettonici costruiti a grandezza naturale, in scala 1:1. Ha partecipato anche alla Biennale di Venezia del 2001. L’installazione sfida i nostri sensi, la nostra percezione. Un ambiente costruito da tante porte che danno l’illusione di essere degli specchi perché tutte uguali in qualsiasi angolazione si guarda. Un labirinto da cui siamo sfidati ad uscire senza farci ingannare. L’artista mette così in scena la vita di tutti i giorni, con la nostra routine in luoghi conosciuti. Le tendine rosse che si trovano sulle soglie delle porte, richiamano il palcoscenico teatrale e noi diventiamo gli attori. L’opera diventa così uno spazio in cui agiamo e cambiamo continuamente. Un’esperienza sicuramente divertente da cui deriva però anche un senso di spaesamento.
“Palloncini rossi” di Martin Creed è sicuramente l’opera più divertente della mostra. Una stanza di piccole dimensioni è riempita di palloncini rossi, dove noi siamo chiamati a “nuotare” e a divertirci come fossimo tornati bambini. L’opera è stata installata “site-specific” per gli ambienti della mostra, ma Creed la ideò per la prima volta nel 1998 con palloncini bianchi. Ma qual è lo scopo e il messaggio che l’artista vuole dare? La sala, come abbiamo detto poco fa, è piena di palloncini gonfiati con l’aria (simbolicamente tolgono l’ossigeno all’ambiente) e la presenza del pubblico diventa così parte dell’opera. Le persone diventano l’elemento chiave per rendere visibile l’aria che normalmente non si vede. C’è lo scherzo e lo spiazzamento del pubblico, ma inconsapevolmente diventiamo noi i protagonisti dell’opera.
Molto ironica è l’opera “Mickey dei sogni” del gruppo di architetti e designer “Studio 65” (perché nato nel 1965). Una poltrona gigante, come quella di Topolino, ha il potere di farti tornare bambino. Il pubblico può sedersi e farsi fotografare sulla poltrona dei fumetti, quella di “Mickey Mouse”. Possiamo così tornare indietro nel tempo e divertirci come quando eravamo piccoli.
“Flowers and People – Dark” del Team LAB è invece un vero e proprio quadro in movimento. È l’ultima opera presente in mostra ed è decisamente suggestiva. Dentro una stanza buia spicca un grande schermo rettangolare dove vediamo susseguirsi immagini di fiori e piante che sbocciano, fioriscono e muoiono in un ciclo continuo che non si ferma mai. La cosa innovativa è il processo di fioritura dei fiori che si attiva solo con la vicinanza del pubblico ed ogni volta è diversa dalla precedente.
Molto suggestiva, a metà tra l’humor e l’horror, è la risata fragorosa che si sente salendo le scale che dal piano terra portano al primo piano per proseguire la mostra. È opera di Gino De Dominicis e venne presentata per la prima volta a Roma, nella galleria di Fabio Sargentini in via Beccaria. Si intitola “Risata continua (D’Io)” ed è un’opera fatta solo di suono. Ma chi ride? Il fratello dell’artista Umberto Bignardi, Vittorio. De Dominici aveva ingaggiato lui perché colpito dalla sua risata particolare. Il pubblico salendo si troverà a tratti spaesato e a tratti divertito da questo gioco ludico.
Queste sono solo alcune delle opere presenti in mostra. Le altre le lascio alla vostra scoperta. Tenete presente che tutte si basano sulla condivisione di un qualcosa o sull’utilizzo di un oggetto per diventare parti integranti dell’opera.
Una volta terminata la visita, se avete ancora un po’ di tempo, vi consiglio di andare a visitare la vicina chiesa di Santa Maria della Pace. All’interno potrete ammirare le bellissime “Sibille” di Raffaello nella Cappella Chigi.