Joseph Mallord William Turner è nato a Londra, il 23 aprile 1775. Acquarellista e pittore inglese, è stato un anticipatore del movimento impressionista. Il Chiostro del Bramente di Roma ne dedica una retrospettiva con i capolavori conservati alla Tate Britain di Londra. Più di novanta opere, la maggior parte acquarelli, alcuni oli, ma tutte dense di un lirismo “accecante” che tocca l’animo interiore. Una mostra che oserei definire “rilassante”, quieta, riappacificatrice dei sensi.
Ho sentito tanti commenti negativi (senza aver visto la mostra, quindi commenti “sterili”) secondo cui una mostra di soli acquarelli, o comunque con una loro preponderante presenza, non sia degna di essere vista. Ma è assolutamente sbagliato. Turner è prima di tutto un acquarellista, tecnica che lo accompagnerà per tutta la vita, alla quale alternerà fasi di pittura ad olio e gouache.
La mostra scandisce tutte le fasi artistiche della vita del pittore. A causa della morte della madre, scomparsa dopo un ricovero in manicomio per il decesso della figlia Hellen, Turner venne cresciuto dal padre, un barbiere e fabbricante di parrucche. Quest’ultimo capì subito la bravura del figlio ed espose i suoi primissimi disegni ad acquarello nella vetrina del suo negozio, in modo che amici e passanti potessero ammirare i lavori del giovane figlio. Nel 1789 riuscì ad entrare nella prestigiosa “Royal Academy School” di Londra, dove seguì corsi sull’ideale classico della figura umana. Il suo maestro, Thomas Malton, lo avvicinò all’architettura (era infatti un architetto) tanto che Turner arrivò a dire che se fosse rinato, avrebbe intrapreso proprio la carriera dell’architetto. Nello stesso periodo iniziò una lunga serie di viaggi formativi: in Galles, nel Midlands e nell’isola di Wight. Da queste esperienze nacquero i primi disegni e acquarelli che porterà poi in Accademia per aggiungerli al suo “portfolio”. Già in questo momento osserviamo il suo interesse per la natura, il paesaggio, oltre che per la luce (aspetto approfondito ulteriormente nella fase matura della sua vita). Siamo nel periodo del romanticismo in cui evidente era l’interesse per la natura e la sua forza distruttrice o generatrice. L’uomo non aveva più importanza, diventava una mera figurina sullo sfondo, in molti casi solo schizzata e di non facile distinzione. Tanti sono i suoi acquarelli dove è raffigurato il mare in tempesta o un temporale in arrivo. C’è tanto dell’impressionismo e subito viene alla mente Monet. La pittura di Turner può già essere definita “en plein air” e davvero anticipa quello che sarà poi l’impressionismo. Importante però è sottolineare e distinguere una cosa. Turner osservava all’aria aperta e poi rielaborava nel suo studio tutto quello che aveva immagazzinato. Quindi non era solito dipingere subito nel momento in cui aveva di fronte il soggetto. Il suo era un lavoro molto più “introspettivo” che richiedeva del tempo per essere elaborato.
Svolse numerosi viaggi in varie parti dell’Europa. Prima di tutto l’Italia, dove visitò più volte Roma e Venezia, ma anche Napoli, Torino, Milano e la costiera amalfitana. Viaggiò in Francia e si innamorò di maestri quali Delacroix e Poussin. In mostra possiamo ammirare molti acquarelli che testimoniano la sua permanenza in alcune di queste città. Tante sono le vedute di Venezia. Mi ha colpito molto il quadretto raffigurante la Chiesa di San Giorgio Maggiore, famosa per custodire al suo interno la bellissima pala di Tintoretto “L’Ultima Cena”. Le luci sono assolutamente degne dei futuri impressionisti e sembrano scaturire dagli elementi del quadro. Di Roma è molto suggestivo il quadretto che rappresenta Castel Sant’Angelo. Realizzò in tutto nove album con i resoconti dei suoi viaggi, vedute e paesaggi.
In tutto questo discorso è molto importante l’interesse che Turner dedicò al colore. Il pittore riprese la “Teoria dei colori” formulata da Goethe nel 1810. Al contrario di quello che sosteneva Newton, Goethe affermava con determinazione che non fosse la luce a scaturire dai colori, ma il contrario. I colori non sono altro che un offuscamento della luce o emergono per interazione con l’oscurità. Inoltre dimostrò che i colori, nelle loro diverse tonalità, sono in grado di suscitare emozioni in chi li guarda. Turner diventò anche docente alla Royal Accademy e qui tenne lezioni ai suoi studenti su come realizzare dipinti in profondità con il solo uso del colore. La cosa interessante è che Turner non usava sempre lo stesso metodo pittorico per esprimere la luce, ma variava molto fino a quando non trovava l’idea giusta per esprimere quello che aveva nella sua testa. Di questo periodo sono i cosiddetti “Colour Beginnings”, ossia i “colori iniziati” che Turner cominciò a dipingere dal 1810. Non sono altre che delle bozze di lavori iniziati e non finiti. Molti sono schizzi realizzati per le edizioni annuali di “Keepsake” o “England and Wales”, per cui il pittore lavorò per alcuni anni. Sappiamo che certezza che durante i “varnishing day”, ossia i giorni che precedono l’apertura della mostra alla “Royal Academy”, agli artisti era concesso di finire i loro quadri nelle sale dell’accademia. Turner di solito buttava giù il colore molto velocemente finendo gli ultimi dettagli su un quadretto incompiuto. Questo modo di operare sui “color beginnings” fa pensare che questi lavori siano delle dichiarazioni dello stato d’animo del pittore.
Negli anni Venti dell’Ottocento Turner viaggia in Francia, in Belgio, in Lussemburgo e in Germania. Torna anche a Venezia e lavora oltre che con l’acquarello, anche con la tecnica del gouache, un colore a tempera reso più opaco con l’aggiunto del bianco e della gomma arabica. Inoltre in questo periodo portava sempre con sé fogli che poi arrotolava. Realizzava dei delicati disegni a matita, forse realizzati en plein air e poi passava a stendere il colore, probabilmente nella stessa giornata. Alcuni disegni che rappresentano le Alpi di Svizzera e Valle D’Aosta potrebbero invece essere state realizzati interamente all’aria aperta. Nel 1818 lavorò per lo scrittore e poeta Walter Scott realizzando degli acquarelli per i suoi testi.
Negli anni Quaranta dell’Ottocento iniziò la sua discesa. Stava programmando un ulteriore viaggio a Venezia, ma le condizioni di salute non glielo permisero. Dopo la morte del padre, si isola dalla vita sociale e attraversa un difficile periodo di depressione. Nell’ottobre 1851 si ammalò gravemente. La morte giunse il 19 dicembre 1851. Aveva settantesi anni. La sua tomba si trova nella cripta della cattedrale di San Paolo, a Londra.
Interessanti all’interno del percorso museale, sono le relazioni colte tra Turner ed artisti a lui successivi. Non solo Monet, anche Mark Rothko che nutriva una grandissima stima per il pittore inglese, tanto da donare un suo quadro “Seagram Murales” alla Tate Britan. E un parallelismo con il pittore esponente dell’espressionismo astratto, è evidente. Rothko ci pone davanti al limite degli infiniti senza forma che erano stati diffusi dall’estetica del Sublime, I suoi colori sono puri, accesi, densi di luce e anche se non rappresentano apparentemente nulla, lo raffigurano interiormente. Interessante anche il legame con James Turrell che definisce lo spazio attraverso la luce. Ed è proprio la luce che accomuna i due artisti. Turner usò il potere dei colori per esprimere l’emozione della luce e creare così gli spazi. La presenza degli oggetti nelle sue opere si dissolve ed essi diventano quasi impalpabili. Turrell percepisce la luce come oggetto principale della sua visione artistica. Dipinge degli ambienti di luce, i cui confini non esistono e si offuscano.
In conclusione non posso che essere più che soddisfatta della mostra. Ricca di opere magnifiche, ognuna piena della vita del pittore, è consigliata a chiunque voglia immergersi nell’arte di Turner, sia esperti che non. Caldamente consigliata.
Potete visitare la mostra di William Turner. Opere della Tate” fino al 26 agosto. Il biglietto ha un costo di 14€ (intero) e 12€ ridotto. Gli orari sono i seguenti: lun.-ven-: 10.00-20.00; sab.-dom.: 10.00-21.00. Sarà possibile visitare la mostra anche il giorno di Pasqua e Pasquetta, il 25 aprile , 2 giugno, 29 giugno e 15 agosto.
Qualche foto dei quadri in mostra: