Scomparso a 32 anni, non a 27 come Jim Morrison e Jimi Hendrix, ma Andrea Pazienza è senza dubbio una rockstar del fumetto. L’unica del panorama italiano. Una personalità che ti frastorna di emozioni. Ed è quello che succede appena si mette piede nella mostra “Trent’anni senza”, al Macro Testaccio di Roma, che si concluderà il 15 luglio.
Ai voyeuristi romani e non solo: andate all’ex Mattatoio e scoverete tantissime persone che fanno l’amore per la prima volta. Con il fumetto, ovviamente. Un po’ impacciate, accaldate, che soffrono ma restano inevitabilmente stupite, glielo si legge in faccia. Non fanno che chiedersi come mai non sia successo prima: perdere la verginità con Andrea Pazienza.
La mostra fa in modo che Pazienza ti seduca e non ti abbandoni più: ti lascia la curiosità di rivederlo di nuovo, la voglia di ridere e piangere, di farsi abbracciare. Andrea è immediato desiderio di vita. Proprio lui che è morto, forse della stessa estremista empatia, che premette il grilletto contro Kurt Cobain.
Non resta che togliersi il cappello davanti alla felicità-facilità realizzativa di Paz, alla sua intelligenza viva, alla sua ipersensibilità. Il tutto ben riportato nel percorso della vecchia Pelanda che permette di ritrovarlo nei suoi personaggi più indimenticabili. Eccolo in quel bastardo di Zanardi o in quell’indolente di Penthotal, nell’amaro Pertini e nel tragico Pompeo.
Ci sono inediti che incantano allo stesso modo di un quadro fiammingo colmo di dettagli. Uno su tutti: il pannello “medievale”, due metri per due, che ritrae proprio Zanardi a cavallo; mai pubblicato prima. Eppure è un capolavoro che da solo merita la visita. È il suo Giudizio Universale. Mostra tutta la capacità espressiva di Andrea: lui che andava ben al di là del fumetto ma che tramite il fumetto regalava il sapore dell’arte, con gesto tranquillo, come un normalissimo vicino di casa che ti presta il sale quando ne hai bisogno.
Ci sono inediti che incantano allo stesso modo di un quadro fiammingo colmo di dettagli. Uno su tutti: il pannello “medievale”, due metri per due, che ritrae proprio Zanardi a cavallo; mai pubblicato prima. Eppure è un capolavoro che da solo merita la visita. È il suo Giudizio Universale. Mostra tutta la capacità espressiva di Andrea: lui che andava ben al di là del fumetto ma che tramite il fumetto regalava il sapore dell’arte, con gesto tranquillo, come un normalissimo vicino di casa che ti presta il sale quando ne hai bisogno.
Al Macro si incontra qualcuno che non c’entra niente con noi. Andrea è irraggiungibile: non perché sia così in alto. Ma perché ha conservato per tutto il suo tempo l’altezza di un bambino: quello cresciuto a San Severo, che dopo l’amore-odio per Bologna ha trovato un’oasi esistenziale a Montepulciano. Posti di vini, perché Andrea come il vino è buono, un Bombino della sua terra, che però non invecchia mai; stenti a credere non viva più tra noi. Al punto che sembra di trovartelo lì, al Testaccio, che ti aspetta e sorride. Forse ti prende anche un po’ per il culo. Per niente tenero; mai cattivo.
La mostra “Trent’anni senza” compie la sua missione: portare Pazienza. A tutti. E oggi più che mai ne abbiamo bisogno. Siate pur certi che una volta incontratolo non tornerete più indietro…nemmeno per prendere la rincorsa.
[foto di Alfonso Balsamo]