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L’antropologia dell’antico di Picasso


Ogni artista ha uno stile che lo contraddistingue. Secondo Pablo Picasso questo è il peggior nemico di ogni pittore: non bisogna mai dipingere quello che gli spettatori si aspettano. Essendo egli “proteiforme” per natura, capace cioè di trasformarsi in base alle circostanze, è in grado di trasformare la forma in un’idea, rendendola unica.

Queste sono solo alcune delle suggestioni che fornisce la nuova mostra ospitata a Milano (Palazzo Reale) con titolo “Le Metamorfosi”, visibile al pubblico fino al 17 febbraio 2019. Si tratta di un percorso visuale tra antico e moderno, in cui lo spettatore prende coscienza di come la formazione di un artista possa influenzarne la produzione. Opere di Picasso sono infatti accostate a reperti di archeologici e sculture, in modo da far comprendere il legame tra l’iniziatore del cubismo e il passato. Molto suggestivo il paragone tra la scultura di Rodin, raffigurante due amanti che si abbracciano e pregustano in un istante che sembra eterno il momento di un bacio, e il dipinto di Picasso intitolato “L’abbraccio” (1970). In entrambi i casi i corpi sembrano fondersi, esaltati nella loro forma, nel primo caso, dalla lucentezza del bronzo, mentre nel secondo dalla profondità del blu. Dal mondo mitologico poi emerge il Minotauro, utilizzato dall’artista per alcuni studi sulla figura del toro, più volte presente nei suoi quadri come forza distruttiva. Gli schizzi preparatori si accostano alle pitture pompeiane in prestito dal Museo Nazionale di Napoli, mostrando una straordinaria consonanza di forme e tratti. Perfino un piccolissimo askos a forma di civetta, famosissimo, trova un’immediata corrispondenza in un vaso moderno, plasmato come una scultura dall’artista spagnolo.


Il titolo della mostra, “Metamorfosi”, ben sintetizza lo scopo ultimo dell’arte: rielaborare quel comune substrato di teoria e sentimenti, che ogni artista, inevitabilmente, prova dentro di sé. Per questo motivo un’opera d’arte è universale, poiché essa è collocata fuori da qualunque orizzonte temporale. Come le opere dell’antichità parlano a noi, oggi, e ispirano le nostre menti, la stessa cosa accadrà in futuro con quelle moderne.


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