Di Federica Pagliarini
La mostra "Orizzonti di pace" di Carlo Carli evidenzia un problema ricorrente nel nostro presente: le migrazioni dei popoli. Il suo è un modo nuovo di concepire l'arte, non solo dal punto di vista delle tecniche (l'uso del digitale), ma anche e soprattutto per il modo di esprimersi. In un mondo dove si è perso ogni contatto con l'altro, Carli propone una narrazione puramente visiva.
I suoi lavori vedono il connubio di passato e presente. I riferimenti sono all'arte di Giotto, Botticelli, Leonardo da Vinci, Caravaggio, Giorgione, Tintoretto. Sono stampe digitali a cui l'artista ha aggiunto un elemento proprio, per fare l'opera sua: un ritocco con i pastelli. Al di sopra sono state aggiunte (sempre digitalmente) disegni fatti a mano di famiglie migranti, in cammino verso un mondo migliore. Alcune hanno volti sereni, altre sono speranzose di un futuro migliore, molte hanno volti preoccupati perché non sanno come andrà la loro nuova vita in un posto nuovo.
Carlo Carli ci fa riflettere sui problemi di oggi ma in modo delicato, con la speranza che il futuro diverrà migliore del presente.
Soffermiamoci quindi un attimo su un'opera delle tante esposte: "Il riposo" (2016). In questa tela vediamo sullo sfondo uno dei capolavori del Caravaggio: "Il Riposo durante la fuga in Egitto" (1595-96) conservato alla Galleria Doria Pamphilij di Roma. Sopra, aggiunti digitalmente, i disegni di Carli. Una famiglia con madre, padre e figli è seduta, in attesa forse di passare un confine. In particolare la mamma che tiene in braccio il piccolo bimbo è un richiamo alla Madonna con il Bambino del quadro di Caravaggio, di una dolcezza estrema. Il tema qui è quello del riposo dopo un lungo peregrinare. Nel Vangelo secondo Matteo Maria e Giuseppe scappano dalla follia di Erode che vuole uccidere tutti i bambini al di sotto dei due anni dopo aver scoperto della nascita del Messia. Caravaggio rappresenta un momento di sosta, dove un angelo sta allietando il loro sonno. Carli pone il problema nel presente: il riposo di famiglie migranti dopo tanto camminare per scappare dalle guerre che attanagliano il loro paese.
La mostra sarà visibile fino al 20 luglio, ad ingresso gratuito. Per chi volesse, proprio accanto si trova la chiesa di San Salvatore in Lauro, fatta costruire da papa Sisto V alla fine del Cinquecento, poi purtroppo distrutta da un incendio che lasciò intatto solo il convento. La costruzione che si vede oggi è successiva, di inizio seicento. La facciata è stata l'ultima ad essere stata ricostruita nell'Ottocento.
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