Di Federica Pagliarini
Dal 5 settembre 2019, a Palazzo Ducale di Venezia, ha avuto inizio una mostra dedicata ai maestri fiamminghi e in particolare a Tiziano e Rubens. Per la prima volta dopo tanto tempo, tornano nella città lagunare quadri di van Dyck, Rubens e Tiziano, che sono da anni ormai in collezioni fiamminghe.
Il tutto ruota intorno alla città di Anversa che, nel XVI secolo, diventa un centro culturale pieno di vitalità artistica, nonostante, alla metà del secolo, attraversi un periodo politico e sociale davvero pesante. Da città fiorente dal punto di vista commerciale, Anversa si trova a dover superare diversi ostacoli. Il primo tra tutti è la rivolta contro Filippo II, re di Spagna che, ormai da tempo, aveva il dominio sui Paesi Bassi. In più si aggiunse il contrasto tra Cattolici e Protestanti. Il conflitto con il re assunse un carattere globale, divenendo una vera e propria guerra tra Paesi Bassi e Spagna. Nel 1585 Anversa venne presa dagli Spagnoli e la città, da calvinista qual era, divenne cattolica nel giro di pochissimo tempo. Fortunatamente tutti questi episodi non segnarono la fioritura artistica della città, che rimase sempre ai vertici più alti.
Nella prima sala della mostra viene dato risalto alla figura del pittore e disegnatore Maerten de Vos (1532-1603), uno degli artisti cardine di questo periodo. Possiamo ammirare alcuni disegni a penna, inchiostro e acquerello, come La Salita al Calvario (1581) e un dipinto intitolato Studio di testa di uomo con la barba (in collezione privata), un esempio di "tronia", il cui genere abbiamo avuto modo di scoprire in qualche articolo passato. Per rinfrescare la memoria, le "tronie" non erano altro che studi di teste umane, frutto di pura fantasia. Servivano quindi come studio per creare nuovi "tipi" e caratteri per opere di maggiore formato. In questo esempio in particolare si nota lo studio dal vero, evidente dalla collana indossata al collo l'uomo e dai peli visibilmente non rasati.
La seconda sala presenta alcune opere di Rubens bozzettista e di Anthony van Dyck. Rubens fu uno dei primi pittori olandesi a far uso del bozzetto, tecnica appresa sicuramente dagli artisti italiani. Anthony van Dyck ne prese spunto iniziando a realizzarne anche lui. Rubens era solito realizzare i suoi bozzetti con i colori ad olio. Esposto in mostra abbiamo il bozzetto del Carro trionfale di Kallo, (1638). Questo studio preparatorio era nato in seguito alla vittoria riportata a Kallo, un villaggio a nord di Anversa, dal Cardinale Infante Ferdinando contro le province olandesi ribelli. Furono le autorità civiche anversesi a commissionare a Rubens questo progetto per il carro allegorico che doveva sfilare per la città.
Nelle sale seguenti è possibile ammirare la Pala Pesaro di Tiziano (1511-13), tornata finalmente nella sua città natale per essere ammirata. Il committente della tela fu Jacopo Pesaro, ritratto in ginocchio davanti San Pietro, uno dei membri più importanti delle famiglie veneziane. Perché chiese questo dipinto a Tiziano? Per commemorare uno degli eventi più importanti della sua vita: il 20 agosto 1502 Pesaro fissò il vessillo di Alessandro VI sulla fortezza più grande di Santa Maura, nell'isola di Leucade, nel Mar Ionio. Pesaro aveva riconquistato l'isola ai Turchi ottomani. Sullo sfondo del quadro vediamo delle navi, che alludono proprio alla vittoria.
Di particolare importanza un altro dipinto di Tiziano, Ritratto di dama con la figlia (1550). Quest'opera rimase incompiuta nella bottega del maestro veneto dopo la sua morte. Il figlio di Tiziano, Pomponio, la valutò forse di scarso valore, dato che la tela fu modificata di lì a poco tempo. Dalle radiografie effettuate dal Courtauld Institure di Londra, si è appresa la modifica: alla donna vennero aggiunte le ali e alla bambina venne fatto un tagli di capelli maschile. Il probabile allievo di Tiziano che effettuò la ridipintura potrebbe essere stato Leonardo Corona. Si decise così di pulire e restaurare il quadro per ridare all'opera il suo aspetto originale. L'identità delle due donne è ancora oggi sconosciuta, ma si è ipotizzato si possa trattare di "Milia", l'amante segreta di Tiziano, con una delle loro figlie: Emilia. Ma in che modo l'opera sparì dall'Italia? Dopo la morte di Tiziano nel 1576 a causa di un'epidemia di peste, il nobile veneziano Cristoforo Barbarigo comprò la casa dell'artista con tutto quello che conteneva la sua bottega, incluso anche il "Tobia e l'angelo". Le opere vennero esposte nella Terrazza sul Canal Grande. Quasi sicuramente anche Rubens e van Dyck videro la tela e tutta la collezione di Tiziano. Nel 1850 Il "Tobia" venne venduto allo zar Nicola I di Russia, insieme ad un altro gruppo di opere. Restò nella collezione del conte Tyszkiewicz a San Pietroburgo fino al 1913, per poi ricomparire sul mercato dell'arte.
Una parte considerevole della mostra è dedicata alle opere di retaggio caravaggesco e fiammingo. Nel XVI secolo Anversa aveva un considerevole mercato dell'arte e i collezionisti d'arte (chiamati "liefhebbers") iniziarono a comprare dipinti. Si richiesero generi di quadri che raffigurassero "cabinet" artistici pieni di oggetti preziosi e gallerie di dipinti, oltre che la pittura di "genere" legata a Caravaggio e ai caravaggisti. Un esempio lo è Adam de Coster con il quadro Un ragazzo serve da bere a un uomo a lume di candela (1620). Ci sono richiami al chiaro-scuro caravaggesco e alle scene notturne, a "lume di candela" di Gherardo delle Notti. La luce della fiamma della candela illumina i personaggi da dietro, creando così un'aura drammatica e teatrale. Propriamente caravaggesco è il quadro I giocatori di carte (1630) di Theodoor Rombouts. È palesemente chiara l'ascendenza ai Bari di Caravaggio, anche se qui sono presenti più personaggi.
L'ultima sezione dedicata alla pittura analizza il tema dei vetri a la façon de Venise, ossia dei beni di lusso di cui amavano circondarsi i ricchi olandesi del XVII secolo. Si tratta di oggetti di vetreria locale nata nel XVI secolo grazie all'influsso dei maestri vetrai veneziani. Se ne trovano esempi in dipinti di natura morta. Uno dei più importanti è del pittore Frans Snijders, Natura morta con una lepre, una tazza piena d'uva e un'aragosta (1613-14). Snijders è stato un pittore innovativo per i tempi. In questo quadro vediamo ben tre nature morte, poiché vengono rappresentate su tre ripiani differenti della cucina. Evidente è la caraffa in grès con un coperchio metallico e due bicchieri di vino a la façon.
Conclude la mostra una sezione dedicata al compositore fiammingo Adriaan Willaert, stabilitosi a Venezia per diventare Maestro di Cappella di Musica Veneziana della Basilica di San Marco nel 1527.
L'esposizione sarà aperta fino al primo marzo 2020, salvo proroghe.
Consigliamo la visione di questa mostra non solo per lo stretto legame che si instaura tra arte italiana, di ascendenza veneta e le aree fiamminghe, ma soprattutto per la quantità di capolavori, molti dei quali mai visti prima dal pubblico perché in collezioni provate di difficile reperibilità. Un altro quadro su cui vale la pena soffermarsi è Ritratto di due fanciulle, come Sant'Agnese e Santa Dorotea (1655) di Michaelina Wautier, l'unica artista donna esposta in mostra. Il genere del portrait historié era molto in voga in quegli anni e far posare due giovani ragazze come sante, era in linea con il pensiero della Controriforma che vedeva la verginità come elemento indispensabile per la cristianità. Agnese ha vicino a sè un agnello, suo simbolo che rappresenta la volontà di prendere come sposo Cristo, Dorotea ha invece la palma in mano e un cesto di rose e mele, che ricorda la sua storia, quando lo inviò al pagano Teofilo, un miscredente che alla fine però si convertì al Cristianesimo finendo martirizzato.
Per dettagli sui biglietti e orari, visitare il sito di Palazzo Ducale di Venezia: https://palazzoducale.visitmuve.it/
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