La "Gioconda" del Louvre e quella di Madrid
Vorrei qui prendere in esame il famoso quadro della Gioconda di Leonardo, mettendolo a confronto con una copia, probabilmente di un allievo della sua bottega, che oggi di trova al Museo del Prado di Madrid. Ma partiamo con ordine. Abbiamo il primo accenno del quadro della Gioconda del Louvre da parte del segretario della signoria fiorentina che parla di una testa di Lisa del Giocondo che Leonardo aveva cominciato a dipingere prima del 1503 e che non riusciva a portare a termine.
Questa fu la prima testimonianza del dipinto, dopo non ne abbiamo più traccia, se non nelle Vite del Vasari che, quando descrive il quadro, lo rappresenta diverso da quello che vediamo oggi. Sappiamo che Vasari non vide l'opera dal vivo, perché il quadro aveva lasciato l'Italia quando lui era molto piccolo.
Ritroviamo il riferimento alla Gioconda più di un secolo dopo, nel 1625 quando Cassiano dal Pozzo lo identificò nel ritratto che allora era esposto a Fointanebleau.
Dal punto di vista tecnico il dipinto venne realizzato su un asse di pioppo sottile non molto grande. La preparazione è a gesso e colla con un'imprimitura di biacca. Ad un'osservazione ravvicinata il colore ha subito un ritiro, soprattutto nelle zone di colore chiaro (petto, collo, fronte e naso), lasciando intravedere la preparazione sottostante. Sappiamo della sua ossessione per le velature e per la trasparenza che voleva raggiungere in ogni dipinto (ossessione che lo portò a trascinarsi la tavola della Sant'Anna trinitaria per oltre trent'anni). Probabilmente aveva pensato di aggiungere resina all'olio o di addensare il pigmento con vernice per ottenere una grande trasparenza. Nelle parti in ombra del cielo e nelle montagne che si vedono in lontananza, usa quasi solo legante per ottenere la trasparenza. Il legante in eccesso con il passare degli anni si ritira e crea dei cretti.
Il dipinto venne messo sotto riflettografia che servì a studiare il disegno preparatorio, che si è mostrato semplice ed essenziale. Leonardo ha trasportato il disegno con la tecnica dello spolvero, unendo i puntini del cartone con pennellate sottili e acquose. Nel disegno preparatorio il paesaggio ha pochi dettagli, infatti le uniche montagne trasportate dal disegno sono quelle vicino alla spalla destra della donna. Nella parte alta del paesaggio non c'è traccia di disegno preparatorio, che venne dipinto direttamente con velature di colore. I pentimenti sono molto pochi, solo le dita della mano sinistra, più chiuse prima, sono state poi allargate leggermente.
Il vestito che ha indosso la donna corrisponde esattamente a quello indossato dalla Madonna nel cartone della Sant'Anna del 1500. Ma prima di continuare, chi era la donna rappresentata da Leonardo? E' stata identificata dalla maggior parte della critica, con Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, che sarebbe stato anche il committente del quadro. Secondo un'altra consistente fetta della critica invece, il dipinto sarebbe stato commissionato da Giuliano de' Medici, uno tre figli di Lorenzo il Magnifico. Giuliano de' Medici aveva chiesto il ritratto della donna per poterlo ammirare segretamente. Infatti si dice che sia stato l'amante segreto proprio di Lisa Gherardini. Non sarebbe stata lei però la futura sposa, infatti nel 1515 si sposò con Filiberta di Savoia. Ecco perché chiese a Leonardo quel ritratto.
Importante non confondere questo Giuliano de' Medici (1479-1516), che era stato nominato conte di Nemours nel 1515 grazie all'intercessione del fratello Papa Leone X, con Giuliano de' Medici (1453-1478) ucciso durante la “Congiura dei Pazzi”. Quest'ultimo era il figlio secondogenito di Piero il Gottoso e Lucrezia Tornabuoi, e uno dei suoi fratelli era Lorenzo de' Medici (poi detto “il Magnifico”). Quindi il Giuliano de' Medici ucciso durante la “Congiura dei Pazzi” era lo zio di Giuliano de' Medici conte di Nemours.
Nel corso dei secoli non sono mancate altre identificazioni nella figura della donna. C'è chi vedeva nel ritratto Isabella d'Aragona, che tanto penò per farsi realizzare un ritratto da Leonardo e che nella realtà non riuscì mai ad averlo. Altri ritengono che la donna sia Bianca Giovanna Sforza, figlia di Ludovico il Moro.
Purtroppo, a causa di una malattia, Giuliano de' Medici morì improvvisamente il 17 marzo 1516, lasciando Leonardo con il dipinto incompiuto. Non essendo più vivo il committente, Leonardo si sentì libero di cambiare a suo piacimento il dipinto. Da ritratto canonico, divenne un ritratto ideale. La fisionomia della donna si fuse con quella astratta e ideale che lo aveva sempre ossessionato. Leonardo cercava infatti di trovare il segreto proporzionale della bellezza.
Nonostante la maggior parte degli spettatori si soffermini a guardare e analizzare la figura della donna, di altrettanto interesse è il paesaggio dietro di lei. Sembra rappresentare la Toscana, rivista grazie agli studi geoligici che Leonardo aveva intrapreso. Particolare è la collocazione di un lago dietro le spalle della donna posizionato più in alto del bacino che si trova alla sua destra. Questi due laghi, formatisi a livelli differenti, secondo Leonardo, erano esistiti nella Valle dell'Arno, vicino la cittadina di Vinci, dove era originario il padre.
Arriviamo ora a parlare del secondo dipinto, ossia la copia della Gioconda oggi al Prado di Madrid. Questo quadro venne riscoperto nel 2012, durante la mostra sulla “Sant'Anna”. Per quell'occasione si decise di restaurare una copia della Gioconda conservata nelle proprie collezioni. Questo quadro venne citato per la prima volta negli inventari reali del 1666, che lo collocavano all'Alcazar di Madrid. Vent'anni dopo in un altro inventario, il dipinto è descritto come una tavola alta tre piedi con una testa di donna sorridente di Leonardo da Vinci. In quel periodo non era ancora avvenuta l'identificazione con la Monna Lisa in Spagna. Solo alla metà dell'800 il dipinto viene descritto come la Monna Lisa.
Dagli esami fatti sul dipinto nel 1999, si è scoperto che il materiale usato era legno di quercia e si ipotizzò fosse un quadro fiammingo di epoca tarda. Inizialmente il fondo era tutto nero e venne considerato una riproduzione molto tarda del ritratto della Gioconda di Leonardo. Solo dopo i restauri e dopo aver tolto l'ampio strato scuro, comparve un paesaggio tenuto ancora in ottimo stato. Esso era quasi identico a quello del Louvre e identici erano anche alcuni pentimenti. Si venne alla conclusione che la copia doveva essere stata realizzata nello studio di Leonardo da un suo collaboratore. Sappiamo di come la bottega dell'artista sia sempre stata molto attiva. Gli allievi copiavano i dipinti del maestro e a volte portavano a termine dei quadri, laddove Leonardo non era riuscito. Il Melzi e il Salai, i due collaboratori che Leonardo portò con sé per tutta la vita, anche quando andò in Francia da Francesco I, copiavano direttamente dai cartoni del maestro. Ovviamente questo portò ad un numero illimitato di copie che a volte non è facile identificare. Solitamente, per capire quando un dipinto è autografo e quando invece è una copia, si fa riferimento ai pentimenti, perché solo il maestro poteva prolungare la fase creativa e cambiare idea durante la realizzazione dell'opera. Però per Leonardo il problema era diverso in quanto l'esecuzione dei suoi dipinti andava avanti per anni e i suoi allievi, a volte finivano la loro copia prima che il maestro finisse la sua.
In queso quadro del Prado, venne usato lo stesso cartone per trasportare sul legno che era stato usato per il dipinto del Louvre. Probabilmente l'autore di questo dipinto è da identificare con il suo collaboratore Melzi. Sappiamo infatti da testimonianze di Leonardo stesso, che Salai non spiccava molto in doti artistiche. Il Melzi lo eseguì durante il suo soggiorno a Roma e quando partì per la Francia, fu lasciato in Italia. Forse Vasari vide questo dipinto quando descrive il quadro nelle sue Vite.
La tesi finale a cui si è arrivati permette di pensare che il dipinto del Prado sia la realizzazione di uno stadio del dipinto del Louvre, poi rielaborato da Leonardo nella sua tela tra il 1515 e il 1518, che è la data di acquisizione del quadro da Francesco I. Il dipinto spagnolo rappresenterebbe lo stadio del ritratto di Lisa del Giocondo prima che venisse trasformato da Leonardo in un ritratto universale dai significati più complessi. Sappiamo infatti che dopo la morte improvvisa di Giuliano de' Medici, Leonardo si sentì svincolato da obblighi di committenza e cambiò a suo piacimento il ritratto.
Il paesaggio roccioso dietro le spalle della donna è molto simile a quello del Louvre ma ci sono dei cambiamenti. Nella copia spagnola il paesaggio è simile sia nel disegno preparatorio sia nel quadro finale, mentre nel dipinto del Louvre la montagna è stata modificata insieme alle quinte rocciose che si vedono in lontanaza. Inoltre il gruppo di montagne in primo piano dietro la spalla destra della donna, è identico a quello riprodotto nel 1511 nel disegno della Royal Collection 12410 che si trova alla Royal Library di Windosr Castle. Possibile quindi dire con certezza che la copia di Madrid venne cominciata dopo il 1511 e fu terminata prima che Leonardo inserisse le ultime modifiche al paesaggio e alla figura in quello del Louvre.
Senza essere degli esperti di arte, possiamo dire che certezza che la copia di Madrid è più “umana”. La donna ritratta si avvicina tanto ai ritratti del Raffaello, è un ritratto canonico, un volto femminile, reale. Il quadro di Leonardo ha perso tutto ciò, è diventato un ritratto universale della bellezza che il maestro aveva sempre voluto trovare. La copia di Madrid è sicuramente quella vista da Vasari perché ci parla di rossori sulle giance, di ciglia, di acquitrini negli occhi, tutti particolari che mancano, o meglio potremmo dire, sono stati tolti nel dipinto del Louvre per renderlo idealizzato. La donna di Giuliano cede il posto all'anima di molte donne.
Federica Pagliarini