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"La Madonna della seggiola" di Raffaello

La “Madonna della seggiola” di Raffaello è un dipinto di straordinaria bellezza, dove delicatezza e regalità si fondono. Databile intorno al 1513-14, ha alle sue spalle una storia molto curiosa. Si dice che la protagonista del quadro sia una donna che, in una foresta selvatica, mise in salvo un eremita che stava per essere sbranato da un branco di lupi. Grazie al suo coraggio, la giovane ragazza salvò l’uomo il quale, predisse fama eterna a lei e alla sua progenie. Due anni dopo, la donna aveva messo al mondo due bambini. Un pittore famoso si fermò nella sua casa e venne colpito dall’amorosità con cui la donna curava i figli. Decise così di farle un ritratto. Non avendo però con sé nessuna tela, decise di utilizzare una delle botti di vino che si trovavano nell’aia. Tra l’altro era una delle botti dove l’eremita aveva trovato riparo dopo l’assalto dei lupi. Il pittore dipinse così il ritratto, trasformandolo in una Madonna con bambino e San Giovannino.

La storia è accreditata ulteriormente dal fatto che del quadro non sappiamo nulla. Nemmeno Vasari lo cita nelle sue “Vite”. La prima fonte che abbiamo è in un inventario della fine del Cinquecento, che lo colloca nel guardaroba del granduca di Toscana. Nell’Ottocento la sua fama raggiunse un apice altissimo, tanto che se ne nacquero incisioni e disegni a non finire, raccolti tutti al British Museum di Londra.

La datazione, come abbiamo detto prima, è collocabile tra il 1513 e il 1514, quindi tra i ritratti di Giulio II e Baldassare Castiglione.

L’umanità che emana il quadro è straordinaria. La donna abbraccia amorevolmente il figlio che tira con le braccia verso di sé. Le loro fronti si toccano in segno di sincero amore materno. In basso a destra si vede il san Giovannino. Interessante lo sguardo della donna che vira direttamente verso l’osservatore come per voler sottolineare il legame stretto che la lega al figlio. Quasi mai le madonne ritratte con il bambino guardavano fuori dal quadro. Erano sempre riprese ad instaurare un legame profondo e psicologico con il figlio (basti pensare a Leonardo). Di grande quotidianità è la sciarpa che avvolge le spalle della donna, di stampo orientale, probabilmente siriano. Forse è stato proprio Raffaello a far indossare la sciarpa alla modella. Sembra quasi di vederlo il pittore, che cinge le spalle della donna con la sciarpa (e che sicuramente era la stessa modella della “Madonna Sistina”).

Alcuni critici hanno ipotizzato che l’opera fosse stata commissionata da papa Leone X e inviata ai suoi parenti a Firenze. Nel 1723 è ricordata nella camera da letto del Gran Principe Ferdinando. Venne rubata durante le requisizioni napoleoniche e rimase a Parigi dal 1799 al 1815. Tornò a Firenze nel 1882. Si trova oggi nella Galleria Palatina.

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