L'affresco
L'affresco è una delle tecniche murali più usate nella storia dell'arte e una delle più antiche. Testimoniata già a partire dall'epoca minoica, anche all'interno del Palazzo di Cnosso, nel corso dei secoli cambiò molto la sua elaborazione.
La sua caretteristica principale è il processo detto di “carbonatazione della calce”, ossia l'unione indissolubile tra intonaco e colore. In termini più specifici quando la calce dell'intonaco si combina con i gas carboniosi dell'aria, forma una superficie compatta che chiude in sé il colore. Per questo è una tecnica che non permette troppi ripensamenti. Il pigmento deve essere steso sull'intonaco, che, cosa importante, deve essere ancora fresco. Quindi non si può attendere molto per la sua stesura. Se l'intonaco si asciuga, bisogna togliere tutto lo strato e ricominciare dall'inizio.
L'intonaco, che può essere chiamato anche “tonachino” è formato da sabbia fine, polvere di marmo e calce in parti tutte più o meno uguali. Esso deve essere steso sull'”arriccio” che è lo strato preparatorio del muro, una malta formata da calce e sabbia lasciata molto granulosa. Serve a fare in modo che l'intonaco si unisca bene grazie proprio alla sua consistenza granulosa.
In alcuni casi è stato testimoniato un ulteriore starato preparatorio, detto rinzaffo formato da calcina grassa e sabbia. Essendo molto ruvido permetterebbe l'adesione dello strato seccessivo che è appunto quello dell'arriccio, il quale, rispetto al rinzaffo, è meno irregolare. Sull'arriccio si realizzerà la sinopia, di cui parleremo tra poco.
Il muro migliore da usare per l'affresco non deve essere troppo liscio, in quanto l'arriccio e l'intonaco non attaccherebbero; meglio una consistenza rugosa.
I pigmenti da usare nella tecnica dell'affresco, devono avere particolari caratteristiche, in quanto devono resistere all'azione caustica della calce. Vengono macinati a lungo nell'acqua. l'acqua.
I colori usati devono essere di origine minerale. Si usa il bianco di San Giovanni e la calce spenta per il bianco, ocre naturali e bruciate per il giallo, le terre per il rosso e il verde, l'oltremare per gli azzurri, carbone di vite e nero d'avorio per il nero. In passato però si sono usati pigmenti come il bianco di piombo, il cinabro e l'azzurrite che, a causa dell'umidità tendono a cambiare il loro colore. Il bianco di piombo e il cinabro diventano neri e l'azzurrite diventa rossa.
Il lavoro dell'affresco viene diviso in “pontate”, ossia tramite le zone segnate dall'impalcatura, oppure a “giornate”, secondo cui l'artista decideva di realizzare un oezzo di muro al giorno, sapendo molto bene che non doveva essere troppo grande per non far asciugare l'intonaco. Quindi una volta prefissata la lunghezza da eseguire doveva essere terminata, pena la raschiatura dell'intonaco e la perdita del lavoro che doveva riprendere dall'inizio.
Ora, è il momento di parlare del disegno preparatorio, tecnica cambiata nel corso dei secoli.
In ambito bizantino, si creava il disegno preparatorio, poi si passava alla stesura dei colori di sfondo e poi a realizzare i tratti specifici con luci e ombre.
Durante la fase romanica, si realizza il disegno preparatorio con l'ocra. In questi anni abbiamo più disegni prepatori mantenuti in buono stato rispetto al resto perché il disegno preparatorio veniva eseguito sull'intonaco fresco , invece il compimento su calce.
In Italia invece tra il Duecento e il Trecento, si fa uso della sinopia, così chiamata perché si realizzava con terra di Sinope. Era il disegno preparatorio realizzato sull'arriccio che permetteva di fare una prova per l'esito dell'affresco. Solo dopo si stendeva l'intonaco e il pittore ripassava con il pennello il disegno della sinopia che si intravedeva dall'intonaco. La sinopia ha un precedente nell'arte musiva, ossia nella traccia per la collocazione delle tessere.
Durante Giotto si arrivò ad una nuova tecnica. Sull'arriccio veniva predeterminata la rappresentazione tramite il battere di un filo messo nel carbone e fermato a un capo. Il filo lasciava così una traccia per la divisione degli spazi e per le costruzioni principali. Poi con il carboncino si realizzavano le figure e si fissava il disegno generale con l'ocra diluita. Lo studio del disegno definitivo veniva fatto con la terra di Sinope, quindi tramite la sinopia. In questo caso la sinopia veniva quindi usata solo all'ultimo.
Nel Quattrocento si definì una nuova tecnica, dato che ormai la nascita della prospettiva necessitava di una rappresentazione il più vera possibile . La sinopia cominciò a scomparire, per passare all'uso dello spolvero e successivamente all'uso del cartone. Per lo spolvero il disegno era fatto su carta di grandezza uguale a quella dell'affresco e si procedeva con la foratura del disegno lungo i bordi servendosi di punte metalliche (a volte ci usava mettere sotto un foglio per mantenere il disegno anche successivamente). In seguito si applicava questo sull'intonaco e si passava sopra finissima polvere di carbone in modo che, tramite i fori fatti precedentemente, segnasse sull'intonaco le linee della composizione, che poi venivano ripassate con il pennello.
Solo verso la fine del Quattrocento si passa all'uso del cartone. Qui la traccia del disegno sull'intonaco è fatta tramite calco. Sul cartone venivano anche studiati i chiari e gli scuri che avrebbero dovuto poi essere realizzati. Si passava una punta sulle figure del cartone poggiato sull'intoncao fresco, in modo che restasse un'impronta. Se il disegno era fatto in piccolo, per trasportarlo in grande si procedeva al sistema della quadrettatura.
Nel Seicento, i Carracci mettono a punto la tecnica detta “affresco barocco”, di cui ci si servirà ancora per due secoli. I prcedimenti della preparazione rimangono sostanzialmente gli stessi, ora però viene permesso il ripasso a secco, per rinforzare i punti d'ombra e correggere degli errori, qualora ce ne fossero, in modo da non dover rifare tutta la figura togliendo la parte di intonaco.
Per riportare il disegeno si fa ancora uso dello spolveo e a volte del cartone e usano la “graticolazione prospettica” per rappresentare in scala sui soffitti oppure sulle grandi volte. La loro tecnica però si avvicina molto alla pittura ad olio, infatti oltre ai disegni preparatori, si eseguono anche studi per i dettagli dei dipinti ad olio per avvicinarsi all'effetto cromatico.
In conclusione possiamo dire che sono tre i motivi di fortuna e le caratteristiche della tecnica dell'affresco:
la lunga durata
il portare a termine il lavoro nel tempo che l'intonaco resta umido
la penetrazione del pigmento nell'intonaco, tramite il processo di “carbonatazione della calce”
Federica Pagliarini