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"Diana e Callisto" di Tiziano

Parliamo oggi del secondo quadro di Tiziano facente parte della serie realizzata per Filippo II di Spagna. Il dipinto in questione è Diana e Callisto (1556-1559) ed è conservato come il Diana e Atteone alla National Gallery of Scotland di Edimburgo. Anche in questo caso la fonte è ovidiana.

Di cosa parla la storia? Callisto è una delle ninfe predilette da Diana. Durante una battuta di caccia, Callisto si allontana dalle sue compagne e si addentra in un bosco per rigenerarsi nelle acque di una fonte. Qui si trovava Giove, che, appena vista la bella ninfa, se ne innamora. Per tentare di avvicinarla, si tramuta in Diana, per poi sedurla e possederla.

Ormai, in uno stato avanzato di gravidanza, Callisto cerca di nascondere l'avanzare dei mesi, coprendosi con le vesti. Un giorno però, durante un riposo dopo la consueta caccia, le ninfe si volevano ristorare nelle acque in un ruscello. Callisto cerca di divincolarsi, ma viene presa con la forza e spinta in acqua. Appena le vengono tolte le vesti, le compagne e Diana stessa vedono la verità: Callisto era incinta. Non sapendo cosa davvero fosse accaduto, pensano che la ninfa fosse venuta meno ai suoi obblighi di castità devoti a Diana. La dea è adirata e la caccia per non vederla mai più. Giunone nel frattempo, si era resa conto dell'ennesimo tradimento del marito Giove e cerca vendetta. Presa dall'ira, picchia Callisto e poi la tramuta in orsa. Solo dopo molti anni, Arcade, il figlio di Callisto, durante la caccia, sta per uccidere l'orsa che in realtà è sua madre. Sarà Giove a salvare entrambi trasformandoli in stelle e a porle vicine nel cielo. Giunone presa nuovamente dalla rabbia, chiede agli dei marini che non consentano mai alle loro stelle di trovare riposo nelle acque del mare durante il tramonto.

Vedendo il quadro di Tiziano, ci rendiamo conto che è stata stata presa in considerazione solo una parte della storia e in particolare solamente i primi sei versi di Ovidio.

A destra la dea Diana infuriata, punta un dito contro Callisto per scacciarla. Il suo gesto è apparentemente calmo, ma cela una potenza espressiva notevole. Sulla sinistra c'è Callisto mentre si trova svestita a forza nella fonte. Le ninfe intorno a lei appaiono stupite, meno quelle di destra dietro Diana che sono intente ad ammirare gli oggetti di caccia. La rinuncia all'amore e il voto di castità che legano le ninfe alla dea, le porta al grado superiore dell'amore, quello divino, dell'amore come partecipazione e contemplazione della natura di Diana. Davanti, in primissimo piano, vediamo un cane accovacciato che dorme.

Nuovamente è presente il tema della caccia, come già in Diana e Atteone. Nei rilievi della fontana posta centralmente, si trovano riferimenti proprio a Diana e Atteone. Nel primo riquadro vediamo Atteone ormai tramutato in cervo che scappa da una figura femminile che probabilmente è Diana, nel secondo il cervo si trova vicino ad una figura nuda seduta: forse Diana, ma non si può dire con certezza, dato che in quel punto le condizioni del dipinto non permettono di percepire chiaramente il sesso del personaggio. Alla sommità della fontana, c'è un amorino, che sostiene un'anfora da cui cade acqua che si riversa nel ruscello: simbolo di purificazione d'amore.

Callisto si trova quindi dentro una classe privilegiata, quella delle ninfe devote a Diana e quindi alla castità. Il fatto di aver infranto le regole, sia di propria volontà, oppure no, non può cambiare l'atteggiamento delle sue compagne che si dimostrano “spietate”, né tantomeno di Diana che deve far valere la sua superiorità.

In ultima analisi, prendiamo in considerazione un altro dipinto che rappresenta lo stesso soggetto, attribuito alla bottega di Tiziano del 1566 circa e che si trova ora a Vienna.

La scena in questo caso è più movimentata e violenta. Lo si vede molto bene nella posizione storta della ninfa che la sta spogliando a sinistra e nella smorfia di dolore e paura di Callisto. In questo caso invece Diana è quasi inespressiva e il gesto della mano minacciosa è più morbido, inoltre ha un'asta nella mano sinistra. Le armi da caccia delle ninfe sulla destra sono diventate una lastra di pietra senza senso. La fontana è totalmente diversa da quella di Tiziano, ed è più convenzionale gettando acqua dalla mano destra e dai seni di un idolo di Diana; non c'è nessun riferimento ad Atteone. Il modellato disfatto e quasi non finito delle figure di Tiziano, diventa qui un modellato preciso e deciso.

Si dice che il quadro sia opera degli allievi della bottega di Tiziano, che avrebbe apportato solo parziali modifiche alla fine. In questo caso inoltre, il quadro si distacca molto da quello originale del maestro, facendogli perdere anche il significato del tema rappresentato. Probabilmente, la direzione di questo dipinto è stata diretta da Palma il Giovane.

Il tema iconografico di Diana e Callisto non ha goduto di molta fortuna nella produzione del Cinquecento. Al contrario, Diana a Atteone ha avuto un nutrito seguito non solo nel mondo artistico, prendendo in considerazione anche solo gli aspetti più particolari della vicenda: come le ninfe che si fanno il bagno o Atteone trasformato in cervo.

Federica Pagliarini

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