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Le Cappelle Medicee nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze

Non si può andare a Firenze e non visitare le magnifiche Cappelle Medicee nella Sagrestia Nuova della chiesa di San Lorenzo. Un ambiente costruito adiacente alla Sagrestia Vecchia del Brunelleschi, di cui riprende le forme compositive.

La nascita di questo nuovo ambiente fu dovuta all’improvvisa morte di Lorenzo duca d’Urbino e Giuliano de’ Medici duca di Nemours. Il Papa Leone X (che era fratello di Giuliano e zio di Lorenzo) era abbattuto da Decise così di far costruire una cappella per i due giovani e chiamò Michelangelo a realizzarla. L’artista fu sia architetto che scultore della struttura. Michelangelo in quel periodo stava realizzando il progetto per la facciata della chiesa di san Lorenzo, che, in seguito a questa richiesta, venne abbandonata e nemmeno negli anni e secoli dopo venne fatta da nessun altro. Oggi infatti è l’unica facciata delle chiese di Firenze ad essere spoglia e brulla, senza nessuna decorazione. E’ una semplice facciata in mattonato.

L’idea era quella di partire dalla costruzione della Sagrestia Vecchia di Brunelleschi, per costruire un ambiente simmetrico e analogo ad esso. La pianta è a base quadrata con una scarsella, ossia una piccola abside di forma rettangolare e cupola a lanterna che copre il tutto.

Michelangelo avrebbe dovuto costruire sia le tombe dei due “principi” Lorenzo duca di Urbino e Giuliano de’ Medici conte di Nemours, che le tombe dei “magnifici” che alla fine però non costruì. Sue sono le tombe dei due principi, il cui progetto iniziale era quello di sistemarle al centro della sagrestia, come avrebbe dovuto fare per la tomba di Giulio II in San Pietro a Roma. Alla fine però si decise insieme al Papa di addossarle alle pareti. E l’innovazione di queste tombe sta proprio nel loro entrare a far parte interamente del complesso architettonico della struttura; non sono solo mere decorazioni.

Nel 1522 ci fu un’interruzione dei lavori per la morte di Papa Leone X. L’anno dopo nel 1523 salì al soglio pontificio Clemente VII e i lavori ripresero. Si stava facendo largo l’idea di far realizzare anche i sepolcri dei due papi Leone X e Clemente VII, ma alla fine non venne portata a compimento. I due saranno sepolti a Roma in Santa Maria sopra Minerva.

Nel 1524 arrivarono i marmi da Carrara e Michelangelo cominciò a lavorare. Due anni dopo nel 1526 veniva inaugurata la prima tomba, ossia quella di Lorenzo duca di Urbino.

L’anno dopo si assistette di nuovo ad un’interruzione dei lavori della sagrestia. A causa di cosa? Il sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi nel 1527. A seguito di questo duro colpo, Firenze si ribellò ai Medici. Michelangelo nonostante fosse legato ai Medici da rapporti lavorativi già dalla giovinezza, si mise dalla parte dei repubblicani. Quando i fiorentini vennero sconfitti, Michelangelo scappò dalla città e venne dichiarato ribelle. La situazione non si aggravò e passò in secondo piano, solo perché l’artista si presentò spontaneamente a Clemente VII porgendogli le sue scuse. Il Papa le accettò a patto che continuasse e portasse a termine le tombe nella Sagrestia Nuova.

Nel 1531 ricominciarono i lavori. Michelangelo iniziò il ritratto di Lorenzo e poi fece quello di Giuliano nel 1533, anche se poi venne affidato a Giovanni Montorsoli per le ultime rifiniture.

In entrambe le tombe, Michelangelo prese come modello un sarcofago che aveva visto al Pantheon a Roma. La cassa marmorea è retta da due piedritti e ha un arco di catenario spezzato a centro, con volute alle estremità. Ai lati del sarcofago sono stati inseriti elementi dell’antica romana. Una testa d’ariete, ossia i bucrani, che si potevano ammirare all’Ara Pacis, i festoni e un guscio di Capasanta che simboleggia il pellegrinaggio dell’anima nell’aldilà. A parte il sarcofago che è identico nelle due tombe, il resto è molto diverso. Sulla tomba di Lorenzo duca d’Urbino abbiamo le personificazioni dell’”Aurora” e del “Crepuscolo”: chiaro riferimento ad una riflessione sul tempo e sul destino umano. Sia il “Crepuscolo” che l’”Aurora” hanno forse come modello alcune statue che rappresentano divinità fluviali addossate all’Arco di Settimio Severo. La struttura è tipica dell’arte di Michelangelo: corpi muscolosi e possenti anche per le figure femminili, che a volte si riconoscono solo per la presenza del seno. L’”aurora” è stata letta come simbolo dell’”amaritudine” e il “Crepuscolo” come simbolo del temperamento flemmatico. Il ritratto di Lorenzo è pensoso. Il duca è seduto vestito come un soldato romano, in atteggiamento “melanconico”, come disse Vasari. Sulla testa indossa l’elmo con la maschera leonina, simbolo etrusco. Un piede è fuori la nicchia in cui si trova, dando così maggiore spazialità. Il volto è girato verso la statua della Madonna con Bambino che si trova sopra le tombe dei “magnifici”, proprio di fronte la scarsella.

Le due personificazioni della “Notte” e il “Giorno” si trovano invece sopra il sarcofago della tomba di Giuliano. La prima è una figura femminile che, probabilmente, ha avuto come modello l’”Arianna dormiente”. La sua posizione è contorta, poggia la testa sul braccio destro e quello sinistro si trova dietro la schiena in una posizione innaturale. Sotto di lei una civetta, animale notturno e un mascherone, di cui sono dubbi i significati, forse la morte o i sogni notturni. Il “Giorno” è invece una figura maschile, anche lei ripresa probabilmente dalle divinità fluviale dell’Arco di Settimio Severo ed è l’unico a dare le spalle allo spettatore. Unica nel suo genere, è uno dei primi esempi di tecnica del non-finito di Michelangelo. Infatti parte dei piedi, del volto e del retro non è stato completato e l’idea è quella di una scultura non completata. Non sappiamo se la cosa fu voluta dall’artista, ma sta di fatto che ha anticipato questo tipo di tecnica che vedremo usare a Michelangelo spessissimo, soprattutto nell’ultima fase della sua carriera artistica.

Il ritratto di Giuliano incarna una sensazione di fierezza. Anche lui guarda verso la scultura della Madonna, è vestito in abiti da generale romano, ma non ha l’atteggiamento pensoso di Lorenzo. Anzi l’atteggiamento è fiero e impugna il bastone del comando, simbolo di potere. Interessante inoltre questo “gossip”. Sappiamo che Michelangelo in questo periodo era innamorato di un giovane di nome Tommaso de’ Cavalieri che si trovava a Roma. Dato che l’artista non rappresentava mai i volti reali dei personaggi che doveva raffigurare, si è voluto vedere il ritratto di Tommaso. Micheangelo sarebbe stato infelice dato che in quell’arco di tempo a Firenze non poteva vedere il su giovane amato e lo avrebbe così ritratto nel volto di Giuliano. Confronti con i due volti confermerebbero tale idea.

Federica Pagliarini

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