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La basilica neopitagorica di Porta Maggiore a Roma

La basilica neopitagorica di Porta Maggiore a Roma, è una degli esempi più importanti di stucchi di età imperiale romana. Venne scoperta, casualmente, per un cedimento del terreno sotto i binari della linea ferroviaria Cassino-Napoli nel 1917. Il complesso è stato visitabile fino all’11 dicembre 2016. Non sappiamo se verranno introdotte nuove date o se si preferirà continuare con gli studi e i lavori. L’entrata del complesso è proprio all’angolo di Porta Maggiore, vicino ai binari dei tram.

Al tempo, quando fu scoperta, si cercò repentinamente di metterla in sicurezza. Per prima cosa si eliminò tutta la terra che era entrata all’interno dopo il cedimento del terreno e si cercò un modo per evitare gli abbondanti stillicidi. Per entrare dentro, si costruì una scala dalla via Prenestina.

Per far fronte alle infiltrazioni d’acqua, si decise di creare uno strato impermeabilizzante sull’estradosso della basilica. Tale strato era formato da argilla plastica, coperta da una lamina di piombo. Purtroppo, anche con questi provvedimenti, gli stillicidi continuarono e la paura per l’integrità degli stucchi era grande. Si praticarono così due cunicoli per constatare se ci fossero delle insellature che raccoglievano acqua piovana o acqua delle fogne. Non si vide nulla di importante, anzi l’estradosso della basilica era piano. Dato che, oltre alle infiltrazioni d’acqua, c’era anche il problema delle vibrazioni dei treni che transitavano al di sopra, si decise di mettere in isolamento la basilica. Una soluzione un po’ drastica, ma indispensabile se si voleva conservare la basilica e studiarla a fondo. Si è così costruita una struttura che isolò completamente la basilica da ogni urto o danno. Si provvide poi ad inserire ben due strati impermeabilizzanti per gli stillicidi e si crearono due aperture nella parte bassa dei due muri longitudinali per mantenere una giusta aereazione.

Ma passiamo alla storia del complesso basilicale, interessante e ancora oggi alquanto oscura. La datazione è da posizionare alla metà del I secolo d.C. La struttura è di modeste dimensioni ed ha tre navate, vestibolo ed abside. Fino alla scoperta di questo complesso, per gli archeologi era difficile dare una datazione precisa alla nascita del complesso basilicale in ambito cristiano. Ci si chiedeva se l’impianto fosse stato ripreso dalle basiliche forensi o da qualche vano delle abitazioni ellenistico-romane. Come si saprà, prima della diffusione ampia del Cristianesimo, i credenti si riunivano in case private. Si ipotizzò che, avendo le case più fastose un piccolo vano (chiamato anche qui “basilica”), da esso fosse nato lo schema basilicale cristiano. Con la scoperta della basilica neopitagorica non si potevano più avere altri dubbi. L’impianto basilicale già esisteva, ed era ben stabilito nel I secolo d.C. e poi nel IV secolo, durante il regno di Costantino, divenne il più diffuso.

Gli stucchi sono la parte più bella della basilica. Importantissimi esempi di arte decorativa del I secolo d.C. Le partizioni delle navate sono molto semplici: scomparti rettangolari o quadrati. Nelle volte delle due navate laterali, si possono ammirare anche partizioni a losanghe. I personaggi e gli oggetti che popolano la basilica, sono resi con minuzia. Chi l’ha decorata aveva una resa quasi impressionistica. Ma perché gli stucchi sono così importanti? Per i significati che i soggetti raffigurati possono celare. Si parla di dottrine neopitagoriche (da qui il nome della basilica). Si pensa che i proprietari e costruttori della basilica, siano stati ricchi romani, affascianti da questi culti esoterici. I pitagorici credevano nella purificazione dell’anima e nella teoria della metempsicosi. Ne aveva parlato proprio Pitagora ritenendo che, a seconda della condotta adottata in vita, l’uomo si rincarnasse in animali (se era stata cattivo), in essere umano (se era stato buono). Si può ben comprendere come teorie del genere non potessero essere accettate dal Senato Romano che si affrettò di conseguenza a farle tacere. Infatti la basilica, molto probabilmente venne fatta chiudere. Non abbiamo tracce di restauro e questo fatto rafforza anche di più l’ipotesi. Inoltre la struttura era molto piccola, quindi adibita solo per una ristretta cerchia di persone che si riuniva lì, di nascosto, per praticare i culti misterici. Tanti sono infatti gli stucchi che rimandano alle teorie neopitagoriche. Abbiamo il pigmeo che ritorna dalla caccia alla gru, i giocolieri africani, il tiaso dionisiaco e il ratto di Ganimede (per fare solo alcuni esempi). Ma non mancano anche scene tratte dalla vita quotidiana. Sembra infatti strano che, una basilica con una prevalenza di decorazioni misteriche, potesse essere utilizzata per il culto cristiano, anzi è quasi impossibile. Un motivo in più per avvalorare questa tesi è stata la scoperta di fondamenta che forse appartenevano ad un piccolo altare. A cosa serviva? Probabilmente, se accettiamo la teoria dei culti esoterici, a qualche sacrificio.

Gli studi, hanno evidenziato che, oltre alle infiltrazioni d’acqua, un altro grave danno è stato portato da un parassita che lentamente mangiava l’interno degli stucchi stessi, provocando dei fori. Oltre a ciò, è da aggiungere il bombardamento al vicinissimo quartiere di San Lorenzo nel 1943, che di certo non ha fatto altro che peggiorare le condizioni oltre che degli stucchi, anche della basilica stessa.

Per curiosità, il pavimento della basilica si trova a 7,25 m sotto il piano di via Prenestina (poco più di due piani di un palazzo). Non è quindi una profondità esagerata ed è per questo che i danni sono diventati più ingenti.

Anche il vestibolo (il corridoio d’entrata) un tempo, era decorato a stucco e pittura e si dotò di lucernaio per far filtrare più luce possibile. Quando poi venne chiusa per ordine del Senato, si riempì di terra e detriti che portarono alla distruzione delle decorazioni.

Io ho avuto la fortuna di poter visitare il complesso basilicale lo scorso luglio ed è stata un’esperienza bellissima. E’ veramente straordinario vedere con i propri occhi monumenti così antichi e sentirne quasi di farne parte, come se si fosse tornati indietro nel tempo.

Le foto che vedete, le ho scattate io durante la visita nel luglio 2016.

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